Nodi e arrampicata: i nodi che gli scalatori dovrebbero conoscere sono almeno otto, e qui di seguito li vedremo nel dettaglio.
Un climber da falesia usa solitamente i nodi per l’autoassicurazione. Viceversa su vie lunghe in montagna è utile conoscere quelli per la propria assicurazione e del compagno di cordata sia in progressione che in caso di incidente.
Vediamo insieme i nodi principali dell’arrampicata
1. Nodo a otto
Il nodo delle guide con frizione o nodo a otto è, forse, tra tutti il più conosciuto, infatti è il primo che si impara a fare quando si inizia a scalare. Serve per legarsi in maniera sicura ai capi della corda.

Per prima cosa si prende un’estremità della corda e si forma un otto senza stringerlo, dopodiché si infila il capo nelle due asole dell’imbrago (non si usa l’anello di servizio), e dall’alto verso il basso lo si ripassa in senso contrario a come precedentemente fatto. Ricordiamoci di lasciare circa una decina di centimetri di corda in più alla fine del nodo.
I suoi punti di forza sono: la bassa predisposizione allo scioglimento involontario, la sua buona capacità di tenuta e il basso valore tracciante, il nodo a otto essendo largo dipartisce molto bene il carico sulla corda.
Attenzione: ogni nodo rappresenta un indebolimento della corda e per questo deve essere eseguito in modo preciso e nella corretta posizione!
In caso di volo, soprattutto in falesia, si avrà una maggiore difficoltà a scioglierlo.
2. Nodo bulino
Questo è un nodo ad occhiello molto semplice da realizzare. Il suo pregio è la facilità di scioglimento ma che garantisce comunque una buona tenuta, infatti non è un nodo scorsoio.
Un tempo veniva utilizzato dagli alpinisti, oggi però è stato sostituito dal nodo a otto per ragioni di sicurezza legate alla sua facilità di autoscioglimento in determinate situazioni.
È utilizzato soprattutto in arrampicata sportiva su vie lavorate, essendo più semplice da sciogliere rispetto all’otto. Per aumentarne la sicurezza è buona norma aggiungere una chiave d’arresto con un nodo del pescatore doppio.
3. Nodo barcaiolo
Il barcaiolo appartiene alla categoria dei nodi bloccanti ed è il migliore per auto assicurarsi in sosta. Viene fatto intorno ad un moschettone a ghiera. La lunghezza di questo nodo può essere facilmente regolata e adattata con precisione, per farlo basta tendere la nervatura centrale del groppo e spostare la corda nella direzione desiderata. Non è quindi necessario sciogliere i nodi o l’auto assicurazione.

4. Mezzo barcaiolo
Questo nodo, al contrario del barcaiolo, non è un bloccante bensì un anello di frenata. Anch’esso è di facile realizzazione infatti lo si può eseguire con una mano sola.

Serve per assicurare il compagno sia in salita che in discesa, e con un moschettone HMS a pera il nodo scorrerà meglio facilitando l’assicurazione.
Esercita un forte attrito e di conseguenza si riesce a trattenere un’eventuale caduta anche con una sola mano.
Di contro però ha la tendenza di far attorcigliare la corda, e nel caso se ne utilizzino due si deve sempre eseguire un nodo per corda.
In commercio ci sono attrezzature migliori e studiate appositamente per assicurare il compagno di cordata come tuber o sistemi auto bloccanti; tuttavia è ancora un metodo di assicurazione molto efficace.
4. Asola e contro asola di bloccaggio
Questo nodo va a completare il mezzo barcaiolo. Ci permette di bloccare lo scorrimento della corda quando questa è in tensione, ad esempio se il nostro compagno è caduto oppure si è appeso alla corda ci dà la possibilità di liberare le mani potendo così eseguire altre manovre.

5. Nodo galleggiante o di giunzione semplice
Per unire due corde di ugual diametro, soprattutto nelle calate in corda doppia, viene usato questo nodo detto galleggiante. Prende il nome dal fatto che tende a “galleggiare” sulle formazioni rocciose ed ha una minor probabilità di rimanere impigliato sugli spigoli o in fessure nel momento del recupero delle corde. Una cosa da ricordare assolutamente è quella di tirare accuratamente tutti e quattro i rami del nodo, e di lasciar sempre spuntare fuori dal nodo 30-40 cm di corda.

6. Doppio inglese
Come il nodo galleggiante anche il doppio inglese viene utilizzato per l’unione delle corde, ma a differenza di quello a giunzione semplice si può utilizzare anche con corde di diametro diverso. Una volta era usato per le calate in corda doppia ma con rischio di incastro. È ottimo sia per la giunzione di cordini come kevlar che per la creazione di anelli con corda.

7 e 8. Nodo machard e prusik
Sono due nodi autobloccanti il cui compito è stringersi intorno alla corda nel momento in cui vengono sottoposti a forte tensione. Vengono usati per una maggiore sicurezza nelle calate in corda doppia, per risalire su corde fisse oppure in operazioni di soccorso e autosoccorso. Per poter realizzare è necessario avvolgere un cordino intorno alla corda e poi fissarlo al proprio imbrago. Il cordino con cui viene creato il nodo deve avere un diametro del 60% in meno rispetto alla corda portante. Possibilmente dovrebbe essere di kevlar così da non surriscaldare le calze durante lo sfregamento.
Il prusik è un nodo autobloccante bidirezionale e lo si può usare sia per scendere che per salire. Rispetto al machard è un po’ più macchinoso da realizzare e più difficile da sciogliere quando va in trazione.

Il machard invece è un nodo autobloccante monodirezionale utilizzato soprattutto per le discese in corda doppia data la sua semplicità di costruzione e velocità di scioglimento.

Vi ricordo che l’esecuzione dei nodi e le manovre sopracitate richiedono una specifica formazione che deve essere eseguita con personale certificato come guide alpine, istruttori CAI o FASI. Le informazioni contenute in questo articolo sono semplicemente linee guida che vanno integrate con opportuni corsi di formazione e manuali d’uso.