Lo snowboard è uno sport invernale divertente e appassionante. Per scendere in pista e in fuori pista allo snowboarder servono tavola, attacchi e scarponi. Gli attacchi da snowboard svolgono un ruolo cruciale, connettendo lil rider alla tavola e fornendo il controllo durante la discesa.
Per scoprirne tutti i segreti abbiamo intervistato Pietro Colturi, founder e CEO di B-Factory, country manager Italia di Burton.
Buona lettura.
Presentazione

Chi è Pietro Colturi?
Sport
- 6 anni di carriera come atleta professionista (dal 1987 al 1993).
- Oltre 10 podi nelle competizioni più importanti a livello nazionale e internazionale.
- Campione del Mondo di snowboard nel 1990.
- Carriera di allenatore e organizzatore di snowboard camp.
Lavoro
- Oltre 25 anni di esperienza nel mondo vendite, marketing ed eventi.
- Partendo come responsabile marketing per Burton in Italia presso l’agenzia Sport Factory, passando dalla fondazione di Sport Agency e Performer, fino ad arrivare all’attuale gestione della società B-Factory Srl che si occupa di vendite sul territorio nazionale, marketing, eventi e comunicazione.
- 25 anni di esperienza alle spalle nel settore sales e nella distribuzione di brand quali
Burton, Anon, Crazy Idea, Endura, Nnormal, Osprey, Zag, Naak.
Intervista
Come è stata l’evoluzione degli attacchi da snowboard?
“Lo snowboard in America è nato 35-40 anni fa, Burton è nata nel 1977. Il mercato in quegli anni era fatto solo di attacchi soft, costruiti con due ganci. Poi, con il fatto che lo snowboard si è sviluppato inizialmente principalmente in Europa, che ha una tradizione molto alta di sci alpino, sono stati sviluppati attacchi hard, per soddisfare il mercato, adatti a tavole da supergigante, slalom, alpine e quant’altro. Quindi all’inizio, negli anni 85-95 si era sviluppato in Europa e non solo, anche in Giappone e in altri paesi, il mercato hard”.

Poi l’evoluzione invece ha portato a una diminuzione di questo mercato “alpino”, che di fatto è andato quasi a scomparire. Oggi quel mercato lì, quello dell’hard, è molto limitato e perlopiù concentrato al mondo degli atleti, a certe competizioni medio-alte, e quindi fa parte di una nicchia di mercato. Gli attacchi devono comunque essere utilizzati anche da coloro che diventano maestri perché nella specializzazione dello snowboard c’è anche la prova di attrezzatura hard. Il mercato soft è quello che chiaramente ha avuto la più più grande diffusione e sviluppo.

Negli anni 2000, Burton e altre aziende avevano sviluppato il primo Step In che è durato 5 o 6 anni. Lo Step In poi è andato scomparire perché aveva troppi problemi di interfaccia con lo scarpone. L’attacco in sé poteva funzionare ma lo scarpone era talmente rigido, e aveva delle parti molto rigide all’interno, che limitava di fatto la prestazione dell’attacco stesso, per cui sono andati sempre più in disuso, e si è sviluppato maggiormente l’attacco Strap.

Poi c’è stato anche un periodo di attacchi “base less” ovvero attacchi senza le basi, che si attaccavano direttamente alla tavola, per cui il piede, lo scarpone si interfacciavano direttamente con la tavola. Questa tipologia di attacchi da snowboard è durato qualche anno”.

Oggi quale tipologia di attacchi è diffusa?
“Burton nel 2016 è uscita con lo Step On, attacco rivoluzionario che di fatto non preclude nessun tipo di movimento. E infatti l’attacco non si attacca come lo step precedente con la base, ma si attacca con un gancio sul tallone e due ali posizionate sulla parte anteriore del piede, all’altezza dei metatarsi. Per cui è un attacco di fatto che si usa con scarponi simili, pressoché uguali a quelli tradizionali. La grande novità e la grande punto di forza e il fatto che non preclude nessun tipo di movimento.

Nato all’inizio per un pubblico eterogeneo di snowboarder, sia dal principiante fino anche agli esperti, lasciando fuori gli atleti, oggi ci sono un po’ professionisti, soprattutto giovani, che stanno iniziando a usare lo Step On come unico attacco. Non ha preclusioni perché si usa in fresca, sul ghiaccio, sul duro, sul morbido: si usa su tutti i terreni. Molti atleti lo usano anche in allenamento. Poi chiaramente andando un livello altissimo è più facile trovare attacchi tradizionali. Secondo me fra dieci anni si troveranno anche su tutti i campi gara”.
Come si sceglie la misura degli attacchi?
“È semplice, diciamo è lo scarpone che determina la misura, nel senso che chi ha il 42 per forza d’attacco M, chi ha un 45 un attacco L, chi ha un 38 usa un attacco S. Ci sono chiaramente le misure anche per le donne. Burton è stata la prima azienda al mondo a sviluppare attacchi da donna e da uomo. Costruiti realmente per le donne, per cui la base dell’attacco, la dimensione sono tarate sul piede della donna e sulla sua dinamica.

Per cui sono un po’ più fini, un po’ più leggeri e con anche lo spoiler stesso va a ricalcare quella che è la dinamica di un polpaccio di una donna, piuttosto che di un uomo, sia per altezza, ingombri, forme“.

Tutte le foto e i crediti sono di Burton.