Barzanò (LC) – In attesa di salire sul palco per la storica 300ª serata, “Alpinismo di Vita”, organizzata da Sergio Longoni e dal team DF Sport Specialist, i tre ospiti d’onore si sono incontrati con la stampa per un confronto intimo e profondo. Un momento prezioso, in cui Simone Moro, Hans Kammerlander e Krzysztof Wielicki – nomi scolpiti nella storia dell’alpinismo mondiale – hanno dialogato tra loro, senza filtri né scalette, davanti a una platea ristretta di giornalisti e appassionati del settore.

Tre generazioni, una sola montagna: la passione
Il confronto è stato subito autentico: un passaggio di microfono fluido, che ha fatto emergere racconti, aneddoti, emozioni, tragedie, imprese e ricordi condivisi. Ma anche visioni sul futuro dell’alpinismo, sul senso dell’avventura oggi, sulle motivazioni che ancora spingono a partire verso l’ignoto.
Alpinismo di vita, un dialogo tra generazioni, sì, ma anche tra epoche diverse dell’alpinismo, capace di sintonizzarsi su una stessa lunghezza d’onda fatta di valori profondi, rispetto per la montagna, e spirito di esplorazione.

Comunicare l’alpinismo oggi, secondo Simone Moro
Durante l’incontro, Outdoortest.it ha posto una domanda diretta a Simone Moro, che ha vissuto l’alpinismo in ogni sua forma:
“Cosa resta oggi di vero nell’alpinismo vissuto con i social addosso?”
Ecco una parte della sua riflessione, tanto lucida quanto poetica:
“L’alpinismo era un esercizio lento, come lento è salire sugli 8000. Oggi le immagini sono veloci, emozionanti, ma svaniscono in fretta. I social sono uno strumento, non il fine. È come guardare una montagna su Google Earth o camminarci sotto: solo nel secondo caso te la ricordi davvero.”
Una risposta che ha colpito tutti i presenti, per la sua capacità di distinguere tra esperienza reale e percezione digitale.
Insieme, 39 Ottomila e l’evoluzione dell’alpinismo
Questi tre giganti, insieme, rappresentano quasi 40 salite agli Ottomila della Terra, più innumerevoli vie e montagne nuove, tentativi estremi e missioni esplorative:
Krzysztof Wielicki, pioniere delle prime invernali su Everest, Lhotse e Kangchenjunga, simbolo dell’alpinismo polacco più tenace.
Hans Kammerlander, autore delle prime discese con gli sci dagli Ottomila, e compagno di Messner nelle salite leggendarie degli anni ’80.
Simone Moro, il più giovane ma ancora pienamente attivo, specialista dei concatenamenti impossibili e delle spedizioni invernali a catena, oltre che pilota d’elicottero ad altissima quota.

Sergio Longoni, cuore e guida dell’iniziativa
Ad aprire l’incontro denominato Alpinismo di vita, come sempre, Sergio Longoni, instancabile ideatore delle “Serate a tu per tu con i grandi dello sport” di DF Sport Specialist. Nonostante un recente problema di salute, ha voluto esserci per presidiare e condurre quella che forse è, tra le sue creazioni, quella che lo stimola di più. Un gesto di forza e passione che ha commosso tutti i presenti.
Una verità che non ha bisogno di effetti speciali
Questa conferenza stampa è stata molto più di un’anteprima. È stata un’esperienza, una finestra privilegiata sull’anima dell’alpinismo, sulle sue contraddizioni, sulle sue verità, sul suo futuro. Non capita spesso di trovarsi faccia a faccia con la storia dell’alpinismo. In quell’incontro a Barzanò c’erano emozioni, imprese, amicizie e tragedie. Ma soprattutto, c’era la verità dell’uomo di fronte alla montagna. E quella verità, per fortuna, non ha bisogno di effetti speciali.