Una via di roccia è sempre uguale a se stessa: salvo crolli o rotture, appigli e appoggi non cambiano forma e restano dove sono. Una via di ghiaccio, invece, è qualcosa di estremamente mutevole: può variare e addirittura scomparire per riformarsi dopo anni, quando le condizioni ambientali lo permettono.
L’ice climbing è quindi l’arte di cogliere l’attimo: è attesa del momento giusto per scalare la cascata, la parete o la goulotte fantasma che ad un tratto “si forma”, diventando una naturale via di salita.

Al Tempo dei Pioneri
L’ice climbing è vecchia come l’alpinismo. Anche se in verità, all’inizio e per molto tempo, più che su ghiaccio si progrediva su neve dura: i pionieri, generalmente guide valligiane, non avevano neppure i ramponi e per salire non potevano fare altro che gradinare.
Un colpo, un altro e un altro ancora, con piccozze primordiali, per intagliare serie infinite di scalini e vincere scivoli bianchi ritenuti il limite del possibile.
Un esempio? La parete nord del Pizzo Roseg, nelle Alpi Retiche, scalata nel 1890 – esattamente un anno dopo la fondazione di C.A.M.P. – dal leggendario engadinese Christian Klucker insieme a Ludwig Norman-Neruda.
Evoluzione Vertiginosa
A inizio Novecento compaiono i ramponi ma la vera rivoluzione arriva molto più tardi, schiudendo nuovi orizzonti. Stiamo parlando della piolet traction, che permette di realizzare imprese in precedenza inverosimili.
Gli alpinisti cominciano a guardare nei fondovalle, dove l’inverno ferma i salti d’acqua e li trasforma in colonne e muri di ghiaccio da scalare. Negli ultimi anni l’evoluzione degli attrezzi non si è fermata e oggi cascate un tempo riservate a pochi vedono in azione sempre più numerosi ice climber: appassionati che aspettano il gelo, che attendono pazientemente l’attimo e al momento giusto si lanciano sui loro sogni effimeri, nelle Alpi e più lontano.
Prodotto consigliato da C.A.M.P: la Vite Rocket Plus

• Fettuccia in Dyneema® integrata
• Costruzione leggera e robusta in acciaio al cromo-molibdeno
• Filettatura inversa per la miglior tenuta in tutti i tipi di ghiaccio
• Fresa frontale disegnata per garantire posizionamenti facili e veloci
• Disponibile in 3 lunghezze: 13, 16 e 19 cm
• Peso 118 g (13 cm), 133 g (16 cm) e 144 g (19 cm)
Le viti da ghiaccio Rocket Plus, grazie alle fettucce in Dyneema® integrate, eliminano la necessità di avere con sé i rinvii. Combinate con moschettoni Nano 22 o Photon Wire, sono tra le più leggere protezioni da ghiaccio sul mercato e offrono il vantaggio di poter essere piazzate e rimosse con la corda rinviata, aumentando la sicurezza del capocordata e riducendo il rischio di perderle da parte del secondo.
Le fettucce in Dyneema® presentano due asole per i moschettoni: la prima, superiore, per il trasporto delle viti sull’imbragatura e l’allestimento di una sosta; la seconda, inferiore, per l’uso come viti preparate e limitare l’attrito delle corde.