Muoversi su ghiacciaio in modo consapevole significa conoscere l’ambiente in cui ci troviamo e i rischi connessi, le manovre di corda tornano utili proprio quando le cose si complicano proprio come quando un compagno di cordata finisce in un crepaccio e il normale recupero non è possibile. La manovra di corda più semplice, utile anche in altre situazioni, è il paranco. Vediamo insieme al Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico del Veneto in cosa consiste questa tecnica e come effettuarla.
Intervista al direttivo scuola regionale CNSAS Veneto
Una caduta di un compagno di cordata in crepaccio è un’eventualità a cui è bene essere preparati. Quando il recupero con il semplice arretramento non è possibile, magari per ostacoli (altri crepacci, salti di roccia, pareti, etc…), dobbiamo affidarci al paranco.

A cosa serve questa manovra di corda?
“Premettiamo che nelle montagne del Veneto il problema legato al soccorso per il recupero in crepaccio è prettamente limitato alla Marmolada ed anche qui, viste le condizioni del ghiacciaio, questo tipo di intervento si è molto limitato. In ogni caso la tecnica di recupero in crepaccio fa parte del piano formativo per la preparazione dei nostri soccorritori.
Serve per riportare in superficie la persona caduta, attraverso una manovra “di corda” che va a ridurre lo sforzo che normalmente una persona da sola non sarebbe in grado di sostenere.“
Quali sono i rischi e possibili traumi più frequenti a chi cade in un crepaccio?
“I rischi, come i traumi, variano dalla morfologia del crepaccio e dalla capacità di trattenuta da parte del compagno/i. Motivo per cui non è facile stabilire a priori quali siano i rischi ed i relativi traumi più frequenti, se non quello legato alla possibilità di auto-ferirsi con le punte dei ramponi.”
Ci sono varie tecniche di manovra, la tecnica base è il paranco semplice. Quale materiale ci serve per eseguirlo?
“Le tecniche sono tutte legate all’esecuzione del paranco. Il paranco può avere delle variabili che vanno a ridurre o a “tagliare” (forma dialettale solitamente usata in ambito alpinistico) il peso da sollevare. Quindi, l’esecuzione del paranco, ad esempio, varia in base al numero di soccorritori, alla tipologia del crepaccio, o se la persona da recuperare è in grado di collaborare o meno.
Motivo per cui anche il materiale può variare, si parte da una dotazione minima di cordini di varia lunghezza, moschettoni e piastrina per arrivare a carrucole con sistema di bloccaggio meccanico a kit premontati. Materiale che è sempre bene avere a portata di mano e, quindi, di facile uso dal momento che quando serve ci si trova in una situazione emergenziale.”
Quali nodi si deve saper fare?
“Si parte dalla “nodologia” base di legatura con i nodi guida semplice o con frizione (noto come nodo ad otto), ai nodi di assicurazione come il mezzo barcaiolo, per arrivare agli autobloccanti come il Prussik o il Machard necessari per l’esecuzione di vari tipi di paranco.
Come si monta un paranco semplice per il recupero da crepaccio?
“Ciò che chiamate paranco semplice, per noi è il paranco veloce o di Vanzo; è quello dove la persona caduta è in grado di collaborare e quindi, aiutare i propri compagni o i soccorritori al suo recupero.
Prima di montare il paranco c’è una cosa fondamentale da fare che è quella di creare un ancoraggio definitivo e sicuro, in sostituzione a quello provvisorio (la propria piccozza) realizzato al momento del bloccaggio.
Per il montaggio resta più semplice osservare la sequenza schematica (tratta dal testo tecnico del CNSAS Alto Adige):




Si ricorda che il paranco è una manovra complessa che necessita di una notevole esercitazione, al fine di essere recepita, e poi eseguita correttamente, considerando che il suo utilizzo normalmente avviene in una condizione di stress.”
Gli elementi della cordata (da 2-3 persone) che devono eseguire il recupero a cosa devono prestare attenzione?
“Come in tutte le situazioni di emergenza, una delle prime cose da fare è quella di verificare che non vi siano altri elementi di pericolo. Nel caso specifico, che l’area in cui ci si muove sia priva di altri crepacci (magari nascosti), o che non sia sottoposta a scariche di ghiaccio da qualche seracco o da valanghe.”
Chi è caduto nel crepaccio, se cosciente, cosa può fare per aiutare i suoi compagni al recupero?
“Mantenere la calma, attenendosi ai comandi che gli vengono impartiti dai compagni o dalla squadra di soccorso, ed una volta che gli è arrivata la corda di recupero (classica del paranco veloce) assicurarla alla propria imbracatura iniziando a recuperare nel momento in cui gli altri glielo chiedono.”
Una volta recuperato il compagno, quali accorgimenti dobbiamo avere nei suoi confronti?
“Dipende sempre dallo stato di coscienza e dai possibili traumi dell’infortunato. Se la persona è sempre stata cosciente e collaborativa l’unico inconveniente potrebbe essere quello dovuto ad uno stress psicologico legato alla paura. Pertanto, è bene confortarlo e rassicurarlo. Diversamente se la persona ha perso conoscenza (anche se ripresa) va sempre attivato il soccorso organizzato al fine di poter portare nel più breve tempo possibile la persona nel centro più idoneo al trauma subito.”

Frequentare un ghiacciaio, comporta il possibile rischio di cadere in un crepaccio. Pertanto, i tecnici del CNSAS preferiscono parlare di “mitigazione del rischio” e quindi: conoscere le tecniche di progressione, le manovre di recupero e possedere l’attrezzatura adeguata. In alternativa, consigliano di affidarsi alla professionalità di una guida alpina.