Le scarpe con piastra in carbonio stanno prendendo sempre più piede tra i runner di tutto il mondo. L’idea di migliorare i propri record, semplicemente calzando queste “formula1” della corsa piace, ma come funziona questa rivoluzionaria tecnologia e quali potrebbero essere i rischi per chi le indossa?
Sono pochi o addirittura inesistenti gli studi a riguardo, per questo abbiamo voluto fare qualche domanda alla Dott.ssa Lisa Cosi, fisioterapista sportiva, performance coach, facente parte dei Fisioterapisti Sportivi Internazionali Registrati (IFSPT), che in questi anni ha potuto osservare come le scarpe con piastra in carbonio condizionano la nostra corsa.
Intervista
La piastra in carbonio inserita nell’intersuola della scarpa assorbe l’energia durante la falcata e la restituisce in fase di spinta, di fatto migliorando la prestazione dei runner che hanno capacità e tecnica, ma come influenza la biomeccanica della corsa?
“La piastra in carbonio influenza inevitabilmente la tecnica di corsa, alterando la capacità della scarpa di potersi deformare e torcere. Sarà un aiuto alla propulsione per quegli atleti che riescono a mantenere la proiezione del baricentro sempre avanti (più frontalmente al medio piede per intenderci), mentre sarà un ostacolo e una vera e propria resistenza alla propulsione per quegli atleti che hanno un appoggio più di retropiede, o che prendono contatto al suolo con il piede a ginocchio esteso. Mancano tuttavia studi più approfonditi dei vantaggi su terreni tecnici e molto vari, dove si alternano tratti che permettono la corsa rispetto a segmenti in cresta o superfici che richiedono aderenza, in cui per ora ci si affida alle sensazioni dei runners.”
Molti dichiarano che le scarpe con piastra in carbonio riducono addirittura il rischio di infortunarsi, altri esattamente l’opposto, chi ha ragione?
“Come per ogni cosa gli strumenti che forniamo al corpo, come una scarpa diversa e la tecnologia che racchiude, hanno bisogno di un tempo di adattamento dei tessuti e vanno utilizzate con criterio. Ogni strumento può essere d’aiuto in situazioni specifiche, ma può essere altrettanto controproducente in altre. L’ideale sarebbe non utilizzare sempre la stessa calzatura in modo da permettere ai muscoli, soprattutto del piede, di non perdere la loro capacità di produrre spinta e di stabilizzare. Il cervello sfrutta infatti un processo di economia per cui quello che percepisce non gli serva, lo spegne. Quindi, se ci affidiamo alla scarpa che in qualche modo può sostituire delle funzioni, nel tempo queste ultime verranno disallenate e perderanno l’adattamento e da qui l’aumento del rischio di infortunio. Se non usata correttamente la scarpa con piastra può alterare la dinamica della tecnica di corsa, quindi gli infortuni possono essere vari e riguardare tutto l’arto inferiore e la zona lombosacrale, ma soprattutto si concentrano sul ginocchio per quanto riguarda skyrace e trail, e il bicipite femorale per chi corre su tratti meno tecnici.”
C’è differenza tra élite e amatori nel rischio di infortunarsi?
“Bisogna tenere in considerazione diversi fattori tra cui i volumi di allenamento, la programmazione delle gare e l’obbligo talvolta di dover indossare una scarpa precisa per richiesta dello sponsor. Il rischio più grosso è spesso dato dal non fermarsi ad ascoltare il proprio corpo e le esigenze di recupero, che variano da persona a persona e all’interno dell’anno. Più che a differenze fra élite e amatori nell’incidenza degli infortuni, io valuterei le differenze che si creano a livello di atleti che hanno a disposizione uno staff che li possa seguire per gestire un carico ottimale, rispetto al fai da te dell’atleta autodidatta, che magari non ha una lunga storia da sportivo alle spalle.”
Per chi corre trail (in generale chi corre su sterrato) sono sconsigliate ancor di più?
“Dobbiamo tenere a mente che le scarpe con la piastra in carbonio non sono da demonizzare. Possono certamente essere un valido strumento per chi, allenato e tecnicamente efficace nella spinta di corsa, vuole usarle per incrementare la prestazione. Sono sconsigliate sicuramente nei giovani e assolutamente controproducenti in chi cerca di allenare la spinta e la propulsione, perché parte del lavoro lo farebbe la piastra (nel momento in cui ci fosse almeno la capacità di proporre una tecnica di corsa efficiente). Nei neofiti e in chi tende a correre arrivando al terreno di tallone e con il ginocchio esteso, sono assolutamente da evitare perché ostacolano ulteriormente la possibilità di proiettare avanti il baricentro e potrebbero aumentare il rischio di infortunio soprattutto per l’articolazione del ginocchio.”
Conosci delle stime su quanto un runner guadagna in percentuale sul suo passo gara?
“Il guadagno dipende molto dalla superficie, sia come terreno che come inclinazione e soprattutto da come l’atleta riesce a sfruttare l’aiuto fornito dalla calzatura. Sulle gare su strada e pista é relativamente più facile un calcolo ed è stato approssimato qualcosa, anche per le gare di velocità su pista si sono visti dei cambiamenti, ma per il trail penso sia pressoché impossibile dichiarare una percentuale di miglioramento, visto che concorrono ancora più fattori.”
Quali possono essere le problematiche a lungo termine per chi si abitua a correre sempre con questa tipologia di scarpe?
“Ricordiamoci “use it or lose it!”. Se sostituiamo i muscoli con un ausilio esterno dato dalla scarpa, a lungo andare rischiamo di disadattare i muscoli che dovevano invece fornirci stabilità e propulsione, e quindi, oltre a diventare dipendenti dal supporto passivo della scarpa, il rischio è anche quello di alterare la biomeccanica di altri segmenti che si comportano di conseguenza.”
Per chi proprio non vuole rinunciare alla scarpa con piastra in carbonio, quali sono i consigli per utilizzarle e mitigare i possibili danni?
“Usate più scarpe contemporaneamente, completamente diverse tra loro per rigidità, risposta e drop e ricordatevi di allenare il piede e tutto l’arto inferiore con esercizi analitici oltre che con la corsa.”
L’inclusività nello sport è uno dei punti cardine su cui ruota lo stesso sport e le manifestazioni legate ad esso. Per questo in futuro le aziende dovranno tener conto nei loro modelli, non soltanto di produrre e spingere scarpe ad alte prestazioni per pochi, ma favorire la diversificazione di prodotti che possano accontentare le esigenze di tutta la popolazione.