Nella vita rincorro continuamente nuovi passatempi, ma due passioni sono sempre rimaste compagne fedeli in questi anni: la montagna e la lettura.
Oggi vi consiglierò quindi tre piccole chicche che a parer mio raccontano la montagna sotto una prospettiva diversa, lontana dalle classiche biografie di alpinisti e scalatori duri e puri, che a volte possono risultare un po’ ostiche e lontane dalla concezione di montagna che ognuno di noi vive in prima persona.
Per prima cosa, sono tre romanzi. In secondo luogo, qui la montagna non è la protagonista, ma un palcoscenico che a mio parere troneggia sui suoi stessi personaggi. Per me, questi libri evocano notti alpine e profumo di bosco più di video e film, per cui se avete nostalgia dei monti o semplicemente in ogni istante sognate di tornarci, ecco qualche consiglio.

Il pastore di stambecchi: storie di una vita fuori traccia_di Louis Oreiller con Irene Borgna
Irene Borgna è una antropologa alpina e dà voce ai racconti di Louis Oreiller, nato e cresciuto a Rhemes-Notre-Dame, classe 1934. Attraverso i diversi lavori di Louis, riviviamo e scopriamo la vita nascosta nel Parco del Gran Paradiso: manovale, guardiapesca, guardiacaccia e tanto altro, sempre a contatto con stambecchi e crepacci. Viviamo la montagna che cambia e si trasforma, dagli inverni più rigidi ai giorni più miti. Ogni capitolo è uno spaccato di vita, raccontata con dolce malinconia e intercalari che ci fanno entrare in queste lunghe chiacchierate.
“Adesso ci si sposta di più, ma ci si muove di meno. Tutti hanno la patente, pochi le gambe buone per i sentieri in salita”.
Consigliato per leggere un’autobiografia un po’ atipica, senza grandi imprese ma con le avventure quotidiane di una vita che ci può sembrare quasi una favola.

Fiore di roccia_di Ilaria Tuti
Caso editoriale del 2020, Fiore di roccia racconta la storia vera delle portatrici carniche. Durante la Prima guerra mondiale, mentre il fronte si stendeva lungo i picchi alpini, venne richiesto alle donne della Zona Carnia di trasportare viveri, equipaggiamenti e munizioni al fronte. Giorno dopo giorno, le portatrici imbracciano le proprie gerle e calzano le scarpetz, scarpette tradizionali fatte di stracci, per affrontare lunghi dislivelli, il tutto prima di iniziare le abituali faccende quotidiane.
Le protagoniste sono personaggi verosimili e si ispirano alla vera storia di Maria Plozner Mentil, unica donna a cui sia stata intitolata una caserma e colpita da un cecchino nel 1916. La forza incredibile di queste donne e uomini coinvolti in una guerra ad alte altitudini mi stupisce sempre. Mentre per me le vette sono sempre state sinonimo di pace e tranquillità, inorridisco al pensiero di un fronte che si dispiega su queste magnifiche vette. Conoscendo bene le fatiche dello scalare, risulta ancora più incredibile che tutto quel dislivello venisse compiuto con abbigliamento semplice e con sulle spalle il peso delle gerle da trasportare, con il costante pericolo delle pallottole.
Il romanzo oltre ad essere molto ben scritto e appassionante racconta un episodio purtroppo poco conosciuto della storia d’Italia e inoltre tratteggia i contorni di un’altra faccia della montagna, testimone silenziosa dei combattimenti.
“Quando terminano, fissano sulla mia gerla e su quella di Lucia due bandierine rosse”.
Consigliato per chi vuole immergersi e lasciarsi travolgere da una storia vera, condita dalla giusta dose di romanticismo senza essere stucchevole.

Mia sconosciuta_di Marco Albino Ferrari
Un viso sorridente in copertina, le montagne sullo sfondo, gonna a metà polpaccio e calzettoni bianchi, la corda in vita. Questa è l’immagine radiosa della madre del protagonista, che anche a distanza di tempo percepisco. Milanese di nascita, innamorata delle montagne, sfolla a Courmayeur durante i bombardamenti.
“Eravamo profughi-villeggianti, degli sfollati in una specie di piccolo paradiso”.
Il libro racconta la biografia della madre e dell’autore stesso con dolcezza e semplicità. I ricordi sono sospesi in una dimensione dolce-amara punteggiata da escursioni, bivacchi e arrampicate. Il ritratto è quello di una donna forte, indipendente, audace e all’avanguardia, che vive con passione tra bivacchi e sonate di pianoforte.
“Tra di noi non dovevano esserci segreti, anche se lei per me è rimasta un mistero”.
Consigliato a chi cerca un romanzo famigliare un po’ atipico, con la giusta dose di montagna e ribellione anticonvenzionale.

La montagna e la lettura sono due passioni perfettamente complementari. Leggevo il pastore di stambecchi in un tiepido pomeriggio autunnale al Lago d’Arpy, vicino a La Thuile. Così ecco il mio consiglio, preparate uno zaino, partite per una bella escursione e godetevi alcune di queste pagine, assaporando il magnifico panorama dentro e fuori di esse.