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Pioggia su neve aumenta o diminuisce il pericolo valanghe?

Scopriamo cosa accade al manto nevoso quando piove e quali effetti ha sulla stabilità per il pericolo valanghe

Scritto il
da Luca Tessore

In questi ultimi anni ci siamo abituati al fenomeno della pioggia su neve, che oltre a “rovinare” il paesaggio innevato spesso è anche causa di valanghe. La neve si comporta come una spugna, assorbe  l’acqua fin che può, se la coesione tra i vari cristalli o strati viene meno ecco che avviene il distacco. Prevedere quando e dove avverrà un distacco è difficile, ma possiamo capire quali zone evitare e quando evitarle. In questo articolo cercheremo di dare spunti pratici per capire come il manto nevoso reagisce alla pioggia, così da pianificare al meglio le vostre escursioni.

Come capire quanta acqua c’è nella neve

Più o meno tutti abbiamo giocato almeno una volta a palle di neve, ebbene è proprio grazie ad una certa umidità presente nel manto nevoso (TAL-Tenore di Acqua Libera) che riusciamo a fare delle belle palline da lanciare contro i nostri amici. Se proviamo a stringere nella mano (con i guanti da sci) un po’ di neve potremmo ritrovarci in quattro situazioni:

–        Non riusciamo a formare una pallina: neve secca, TAL assente (non c’è acqua libera) poiché è tutta allo stato solido

–        Riusciamo a formare una pallina e i guanti sono asciutti: neve umida, TAL <2%

–        Riusciamo a fare una pallina ma ci ritroviamo con i guanti bagnati: neve bagnata, TAL 3%-8%

–        Appena comprimiamo la neve l’acqua cola tra le mani: neve fradicia, TAL >8%

Uno strato con neve bagnata o peggio fradicia è uno strato critico che aumenta la probabilità di distacco, le valanghe tipiche di questa situazione sono gli scaricamenti (volumi inferiori a 100 m³) e le valanghe a pera (valanghe di neve a debole coesione).

In queste due situazioni possiamo avere delle valanghe anche su pendii poco ripidi, addirittura con pendenze inferiori ai 15° (<25%).

Neve molto bagnata
Neve molto bagnata_fonte EAWS

Segnali di allarme

La pioggia su neve può interessare non solo lo strato più superficiale del manto nevoso, ma anche gli strati più profondi, la conseguenza è un aumento del carico e perdita di coesione fra i grani e i cristalli di neve, nonché tra uno strato e l’altro. Quando l’acqua entra così in profondità il distacco, a causa dell’eccessiva lubrificazione, può avvenire anche dopo tre giorni dal fenomeno.

I segni evidenti dell’umidificazione (che può avvenire anche senza precipitazione quando c’è un rialzo termico che provoca la percolazione delle acque di fusione) sono:

  • le canalizzazioni verticali nei tratti pianeggianti,  la superficie risulta ondulata con diverse cavità simile all’impasto di una focaccia;
  • i solchi di ruscellamento (rigole), che seguono la pendenza del pendio come fossero piccoli canali paralleli.
  • palline e rullini o chiocciole / girelle di neve si formano principalmente sui pendii più ripidi. Spesso li troviamo dopo abbondanti nevicate seguite da rapido rialzo termico. Indicano un’eccessiva lubrificazione con perdita di coesione della neve che si mette in moto sul pendio.

Scopri gli altri segnali di pericolo valanghe

Solchi in tratti pianeggianti e rigole sui pendii
Solchi in tratti pianeggianti e rigole sui pendii_Ph AINEVA

L’acqua libera può agire da lubrificante e mettere così in moto anche strati molto profondi fino al completo distacco dell’intero manto nevoso con valanghe di fondo. Queste ultime sono valanghe osservabili in seguito a forti e prolungati rialzi termici o a causa di perturbazioni piovose abbondanti. L’instabilità può durare per giorni, quindi prestate attenzione a pendii simili per esposizione, pendenza, etc., non ancora scaricati.

Grande girella di neve formatesi in seguito ad un repentino rialzo termico subito dopo una nevicata_Ph Luca Tessore

Crosta da pioggia

Quando piove la neve si trasforma, e il cambiamento più evidente è la crosta da pioggia. Questa si forma quando l’acqua libera si ghiaccia e forma un unico strato compatto, più o meno spesso. La crosta, in generale, può essere portante oppure no. In quest’ultimo caso la progressione, specie in discesa con gli sci, risulta difficile. Inoltre, le croste favoriscono la formazione di strati deboli come brina di profondità o cristalli sfaccettati se e quando le temperature dell’aria torneranno ad abbassarsi, oltre a determinare superfici di scorrimento particolarmente lisce per le nuove nevicate.

Crosta-non-portante
Crosta-non-portante-Fonte-EAWS

 

Quando la pioggia su neve stabilizza il manto nevoso

La pioggia di fatto accelera la trasformazione della neve determinando in un primo momento instabilità, soprattutto se il cambiamento è molto veloce (piogge intense). Solamente quando la pioggia non è abbondante o prolungata seguita da un abbassamento della temperatura sotto lo zero termico, allora possiamo trovare già dalla mattina seguente condizioni favorevoli.

  • Quando il manto nevoso si umidifica appena, come una sorta di aerosol, e le temperature si abbassano si ha un miglioramento delle condizioni di stabilità. Sì, perché l’acqua ghiaccerà formando dei legami piuttosto solidi che stabilizzeranno il manto nevoso.
  • Quando una perturbazione passa da pioggia a neve, a quel punto l’acqua libera ghiaccerà aiutando il manto a stabilizzarsi molto di più che se fosse stata neve fin da subito.

Tuttavia, la pioggia cela sempre una pericolosa trappola, soprattutto se seguita da neve fresca, ci trae in inganno nascondendo il reale carico apportato. Infatti, pochi millimetri di pioggia corrispondono a diversi centimetri di neve fresca. Non fatevi quindi ingannare dalla poca neve caduta spingendovi su pendii ripidi.

Fonte UNV ARPAP AINEVA

Consultate il bollettino valanghe

La pioggia su neve è causa di problemi valanghivi a tal punto che esiste un suo simbolo nel bollettino valanghe per indicarne il pericolo. Nello stesso simbolo è stato inserito anche un termometro con il sole, per indicare i rialzi termici. Gli effetti della pioggia su neve e dei rialzi termici sono molto simili tra loro e causano gli stessi problemi valanghivi riconducibili alla presenza di acqua libera all’interno del manto nevoso. Esiste però un’importante differenza tra i due fenomeni: il rialzo termico influenzerà maggiormente i versanti esposti al sole, mentre nel caso della pioggia, tutte le esposizioni saranno interessate. E’ quindi importante consultare il bollettino valanghe per capire quali sono i punti e le quote critiche.

Come interpretare il bollettino valanghe

Simbolo problema valanghivo “neve bagnata”_Fonte www.bollettino.aineva.it

Canaloni e avvicinamenti

Spesso associamo le valanghe all’alta quota e tutto sommato non è così sbagliato, tuttavia, quando il pericolo è dato dalla pioggia o comunque da un rialzo termico, le valanghe umide possono arrivare davvero lontane e sorprenderci alla base di canaloni e zone pianeggianti. Per questo è importante, nel caso in cui il bollettino indichi questa problematica, fare attenzione anche agli avvicinamenti nel bosco (ne abbiamo parlato QUI), che potrebbero essere zone di scorrimento o di accumulo valanghe distaccatesi più a monte.

Valanghe
Fonte UNV VdA AINEVA e FMS

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