FB (Nepal Needs Help page), h 3,00 ita. Kathmandu, day 6: aftershock shakes continue and the heavy rain doesn’t want to stop either, which means that any aid and rescue activity are forced to slow down. On the bright side, donations are flocking in! Thank you guys ever so much. Also, I might have found a good NGO that can support my work here, will keep you posted about this.
C’è tanto da fare qui, umanamente e professionalmente. Voglio provare a dare il mio contributo su tutta la linea e non lasciare niente di intentato per sostenere questo sfortunato popolo nepalese. Ieri è stata una giornata convulsa, con 2 interviste a media italiani (RaiNews24 e Wired) nel tentativo di tenere alta l’attenzione, per quanto in mio potere, e fare in modo che le notizie del Nepal non scompaiano.
Il cibo comincia a mancare e nei pochi negozi che riescono ancora ad aprire, i prezzi sono raddoppiati. Si trova ancora del riso, o cibo locale “newari”, o semplicemente biscotti. Si fa fatica a dormire, le scosse si sentono ancora e non riesci a riposare davvero tra una e l’altra. Io e il mio “compagno di scossa” indiano Sunir, siamo rientrati nelle casa di Thamel, sembra ok, ma presto sarà necessario trovare un’altra sistemazione.
I nepalesi sono pacifici, tolleranti, ma l’esasperazione può far si che l’irrazionalità prenda il sopravvento. Si segnalano infatti, dapprima nei distretti più lontani, ora anche a Kathmandu, proteste violente contro la polizia, contro la gestione (meglio, non gestione) degli aiuti in arrivo da parte del Governo. Quando soffri freddo e fame e gli aiuti vanno ad un villaggio e non al tuo, comprendo come la reazione possa trascendere, anche da parte di un popolo che ha fatto della mitezza una sua bandiera.
Sull’altro fronte, quello delle montagne, dove sussistono ancora problemi di localizzazione e rientro di alpinisti, si accentua il divario tra aiuti di serie A e B, con elicotteri a pieno regime attorno ai campi dell’Everest che distolgono attenzione e operatività dai villaggi e dalle aree di pianura, decisamente più in difficoltà. Oggi, sul tema, avrò modo di sentire Elizabeth Hawley, la persona che più di ogni altra conosce le vicissitudini dell’Himalaya e del Nepal in generale.
La nota positiva di oggi riguarda gli aiuti. Sto raccogliendo indirizzi di Ong fidate da poter contattare per le donazioni mirate, a breve news. La pagina Facebook appositamente creata Nepal Needs Help cresce di adesioni a vista d’occhio e attraverso di essa sono già arrivate le prime donazioni in denaro. Potrò così cominciare concretamente ad acquistare cibo e farlo arrivare nelle situazioni più critiche in città, e nei villaggi raggiungibili attorno. Oggi infatti andiamo a fare sopralluogo a Khokana, vicino a Kathmandu, per vedere di cosa hanno bisogno e riuscire nel weekend a portare i primi aiuti.