Quando si arrampica, che sia lungo una via alpinistica o in falesia, la mente deve essere libera per poter assecondare i nostri movimenti e superare le difficoltà del tiro. Fidarsi della propria attrezzatura è un fattore chiave per arrampicare in modo sereno e cercare di superare i propri limiti. Con Matteo Gambaro, arrampicatore professionista, ambassador di Cousin Trestec, autore di molte nuove vie nell’entroterra di Albenga in Liguria e nel basso Cuneese in Piemonte, grazie alla sua esperienza ci racconterà come capire quando cambiare una corda da arrampicata e quando invece possiamo ancora continuare ad utilizzarla per arrampicare.
Intervista
Matteo, piemontese trapiantato in Liguria, ha costruito la sua vita giostrandosi tra lavoro, famiglia e arrampicata. Negli anni, tra le sue mani sono passati chilometri di corde d’arrampicata, e ha potuto constatare che l’usura di una corda dipende molto dal tipo di arrampicata che si pratica.
“Una corda si usura anche molto diversamente se utilizzata per arrampicata sportiva o su vie alpinistiche. Chi arrampica in falesia sollecita la corda specialmente durante le cadute quando è da primo, mentre il secondo di cordata è responsabile maggiormente dell’usura della calza (n.d.A. il rivestimento che protegge l’anima della corda). Mentre, chi scala in alta quota, magari con picca e ramponi, potrebbe accidentalmente tagliare la corda con le punte affilate dei ramponi o con la becca della piccozza. Inoltre, spesso in alta montagna si possono trovare rocce molto dure e ruvide come il granito o ghiaccio che può essere tagliente quanto una roccia.”
Individuare i tagli inferti dai ramponi o dalla becca non sempre è semplice, Matteo ci fa notare come un rampone possa tagliare l’anima senza lasciare tracce evidenti sulla calza, “proprio come potrebbe fare un coltello, ferendoci attraverso un maglione di lana, senza che questo si rovini”.
L’anima della corda
L’anima di una corda è costituita da una serie di trefoli intrecciati fra loro. Questi svolgono l’importante ruolo di resistenza alla trazione dissipando l’energia in caso di caduta. Oltre a oggetti taglienti come le punte dei ramponi o la becca della picozza, la corda può subire danni da taglio anche contro rocce affilate come rasoi o da sporgenze acute che in caso di caduta diventano punti di forte pressione che potrebbero danneggiare la calza e persino l’anima.
E’ questione di tatto…
“Io che sono ormai della vecchia scuola, mi sono abituato a passare la corda tra le mani ogni volta che arrampico. Oggi vedo spesso lasciare la lunghezza di corda inutilizzata nel sacco, ma questo non ci permette di fare un sano chek-up tastando la corda nella sua interezza; facendo passare la corda tra i polpastrelli della mano, dovete cercare eventuali punti di discontinuità che possono essere sporgenze o punti molli, questi possono essere proprio i segni che quella corda ha subito un danno.”
…e vista
“Potreste ritrovarvi un punto della corda rosicchiato da un topo…a me è successo! In quel caso il danno è evidente. Altre volte invece, l’usura si può notare dalla calza che inizia ad essere “pelosa”. Se poi si intravedono i trefoli dell’anima allora sei arrivato tardi, dovevi agire prima sostituendo l’intera corda o tagliando la parte rovinata se si trova all’estremità.”
Quest’ultimo accorgimento viene di solito praticato da arrampicatori professionisti quando hanno usura o danni entro i primi 2 metri delle estremità. Ricordatevi però che tagliare una corda d’arrampicata fa perdere ogni certificazione rilasciata dall’azienda costruttrice.
Il test
“Per evitare di utilizzare una corda esausta o danneggiata, una buona verifica consiste nel passare la corda schiacciandola leggermente su sé stessa con le dita, se questa mantiene un po’ di curvatura e non si appiattisce completamente su sé stessa significa che ha ancora un’anima in buone condizioni. Se invece si riesce a schiacciarla significa che l’anima è ormai molto stressata e quindi la corda è da cambiare.”
Quante volte si può cadere
Le corde sono testate per supportare un certo numero di cadute massime. Le cadute a cui si fa riferimento sono quelle svolte durante il test dinamico della norma EN 892e che ci dà un riferimento su quanto può essere stressata una corda oltre la quale non è più garantita la sua efficacia. Questo test sollecita la corda secondo un fattore di caduta pari a 1,77 su un punto fisso: come si dice in gergo “una bella botta!”.
“Io personalmente non ho mai appuntato il numero di cadute che ho fatto con una corda; piuttosto è molto importante saper riconoscere le cadute che possono causare danni da quelle che invece non vanno a sollecitare in modo significativo la corda.
In arrampicata sportiva, se si cade da primo, andiamo a sollecitare la corda in modo differente in relazione all’offset della chiodatura. Le vie più recenti hanno un offset che ci lascia più libertà di movimento, ma questo determina anche un minor attrito della corda e di conseguenza in caso di caduta la forza che arriva all’ultimo rinvio può essere maggiore rispetto a vie con chiodature più vecchie.
Generalmente le cadute dopo le quali la corda può aver subito un forte stress o sulla calza o nell’anima sono causate da una cattiva ripartizione della forza.
“Possiamo trovare situazioni in cui c’è troppo attrito, per esempio se facciamo una doppia e la corda è in tensione su uno spigolo vivo, oppure al contrario cadiamo su un tiro con un offset con poco zig zag (poco attrito) che inevitabilmente scaricherà la maggior parte della forza sull’ultimo rinvio sollecitando molto la corda”.
Le cadute che stressano la corda
“A volte sono proprio i voli corti quelli che stressano di più la corda, magari quando sei appena ripartito dalla sosta e sei appena al 2° o 3° rinvio. In questo caso, il fattore di caduta sarà più alto rispetto a cadere che con 5 o 6 rinvii che aumentano l’attrito e distribuiscono meglio la forza. Specialmente per chi arrampica in falesia e sta cercando di migliorare il proprio livello potrà capitare di cadere anche molte volte di seguito su uno stesso tiro. In questi casi, è sempre meglio lasciar riposare la corda (e anche il compagno che vi assicura) per qualche istante scaricando il peso con un secondo rinvio. Questa manovra farà tornare in forma la corda che sarà nuovamente pronta a proteggervi.”
Cosa fare e non fare alla corda per farla durare di più
In parete
“L’usura di una corda spesso deriva semplicemente da un uso scorretto del resto dell’attrezzatura come per esempio i rinvii. Se li utilizziamo indistintamente in un senso piuttosto che nell’altro la corda si ritroverà a sfregare contro le bavature della lega di metallo del moschettone formatesi dallo sfregamento con gli spit. Queste imperfezioni a lungo andare andranno a rovinare la calza riducendo la vita della corda. Anche manovre mal eseguite come un’eventuale attorcigliamento della corda nella sosta alla francese provoca uno stress alle fibre della corda che lavoreranno in modo anomalo e se l’errore è ripetuto nel tempo ne causa un deterioramento anticipato.
Ovviamente, dovrete stare attenti a rocce taglienti, spigoli vivi o incastri in cui la corda possa lavorare male. Con l’esperienza saprete aggirare queste situazioni e proteggere la corda da questo tipo d’usura.”
…e a casa
“Un accorgimento che vi garantirà una vita più lunga alla corda è quella di tenerla pulita: bisogna cercare di non tirare la corda con le mani sporche di magnesite che la fa seccare. Una volta ammatassata io la sbatto delicatamente contro la roccia per allontanare polvere e residui. Personalmente non lavo la corda, ma se volete potete metterla semplicemente in una bacinella in ammollo senza detersivi per un po’ di tempo così che la polvere si possa depositare facendola asciugare rigorosamente all’ombra in un posto ventilato.”
Data di scadenza e come sfruttarla appieno
Se avete già acquistato una corda d’arrampicata o state per farlo potreste aver sentito parlare di data di scadenza… proprio come quella degli alimenti! Per fortuna le corde sono a “lunga conservazione” e mediamente hanno una vita di 10 anni dalla data di produzione. Quando noi andiamo in negozio ad acquistare una corda, il rivenditore è tenuto a darci un prodotto che non abbia più di 5 anni dalla data di produzione. Quindi, a conti fatti alla peggio la nostra corda sarà certificata per altri 5 anni! Passata la scadenza la corda va sostituita anche se usata occasionalmente e alle prove viste sopra ha risposto in modo positivo.
Il vantaggio delle corde Cousin
“Con le corde Cousin i professionisti e i negozianti hanno un vantaggio enorme. Infatti, l’azienda ha lavorato affinché i suoi prodotti siano certificati per 15 anni totali! Quindi un rivenditore che venderà una corda al massimo sempre entro il 5° anno dalla data di produzione offrirà al cliente una corda che durerà ancora 10 anni.
Le corde Cousin hanno poi diversi accorgimenti che migliorano la resistenza all’usura:
. tecnica Termocore: un tempo le brutte cadute potevano separare la calza dall’anima, oggi la calza ha dei punti in cui interseca l’anima, così questa non può più slittare sulla calza;
. trattamento longlife: i fili della guaina vengono impregnati migliorando la durabilità della corda;
. trattamento StopAcqua: è un’impermeabilizzazione di calza e anima, in questo modo la corda non assorbirà umidità e acqua restando leggera durante l’attività ed evita che questa si ghiacci;
. trattamento Tech touch: un trattamento che rende la corda morbida al tatto e più fluida nelle manovre. Molto utile anche contro l’usura per attrito.
Grazie a Matteo e alla sua passione per l’arrampicata, potremo valutare con maggiore consapevolezza l’usura delle nostre corde per capire se è arrivato il momento di cambiarle o se potranno seguirci ancora nelle nostre avventure.
Buone scalate a tutti!
ATTENZIONE
Questo articolo vuole dare alcuni spunti pratici su come valutare eventuali danni alla corda e non elenca tutte le casistiche possibili. La decisione di quando è ora di sostituirla è di responsabilità dell’arrampicatore che conosce la storia integrale della corda ed eventuali danni. Si consiglia sempre di sostituire l’attrezzatura se si ha il dubbio che questa possa aver subito un danno.